Beppersnatch

Posted in Peyotes with tags on 16 gennaio 2019 by Mean Cactus

(immagine di Maurizio Neri)

La radiosveglia suona alle 8:30, nella stanza riecheggia “Relax” dei Frankie Goes to Hollywood. La spegni quasi prendendola a pugni, hai dormito poco perché oggi è una giornata troppo importante. Sei uno dei comici più famosi e di successo del paese, i tuoi show hanno fatto scandalo sulla RAI, i tuoi spettacoli riempiono i palazzetti in giro per lo stivale da decenni ma hai intenzione di far partire un progetto che potrebbe cambiare la vita degli italiani.

Ti alzi e vai in bagno, vedendoti allo specchio quasi ti spaventi perché i tuoi capelli bianchi e ricci sono ancora più spettinati del solito. Per stemperare la tensione apri un vasetto di pesto e lo mandi giù tutto di un fiato perché hai detto per anni che voi genovesi non mangiate altro.

La giornata inizia con la scelta della colazione fra le Macine della Mulino Bianco e dei biscotti molto simili ma di una marca sconosciuta. Sei indeciso visto che hai più volte proposto di non mangiare le Macine perché sono cancerogene e contengono particelle di titanio ma quelle sotto marca sanno di piedi sudati.
Scegli le prime perché sai che è soltanto il primo bivio della tua storia e che quindi non conterà un cazzo.

Da anni grazie a Meetup sei riuscito a far incontrare cittadini provenienti da tutto il paese e oltre, con l’obiettivo di confrontarsi e capire come migliorare l’Italia in modo democratico. Più avanti sconvolgerai l’opinione pubblica col grande successo dei tuoi V-Day, che riuniscono centinaia di migliaia di persone unite dal desiderio di costruire un futuro migliore a cui vanno aggiunte quelle accorse perché pensavano che la V stesse per “Vagina”.

Da qui l’idea di organizzare un summit con Gianroberto Casaleggio, celebre programmatore politico con cui sogni di creare un progetto che permetta a tutti i cittadini finalmente di scegliere. Perché in fondo, cosa conta nella vita se non le scelte? Quelle che vanno a influenzare il tuo futuro e quello di chi ti ascolta e circonda, come dire pubblicamente che i vaccini sono dannosi, dare della “vecchia puttana” a una vincitrice del premio Nobel, dire “Tranquilli, guido io!” a un gruppo di amici.

Il primo incontro con Casaleggio non può che essere definito surreale: dopo che la governante ti ha aperto le porte di casa sua, lui ti accoglie in piedi, fiero e senza dire una parola. Potevi scegliere se prendere la parola o rispettare il suo silenzio, così sei rimasto fermo preferendo la seconda opzione. D’altronde sei di fronte a un guru.

Dopo l’imbarazzo causato dalla scoperta che si trattava di un Mocio Vileda poggiato su un muro, incontri il vero Casaleggio. Ed è lì che potete finalmente confrontare le vostre idee: la creazione di un partito, anzi no, di un Movimento perché i partiti sono morti da decenni. Vuoi istituire uno statuto, anzi un Non-Statuto, una sorta di regolamento interno che non vada a classificare i membri del tuo gruppo a seconda delle loro posizioni nello spettro politico Sinistra-Destra ma a secondo delle loro idee che devono essere libere. Un Movimento che ripudi le menzogne, l’arrivismo, le posizioni anti-scientifiche, gli estremismi, le logiche di partito. In cui uno-vale-uno, in cui vige la democrazia diretta.

Proprio in quel momento, Casaleggio rivela la sua identità di genio visionario e ti pone davanti l’ennesima. Ti porge una strana sostanza.

“Cos’è?” gli chiedi.

“Ti aiuterà a capire come funziona tutto. La vuoi? È una tua scelta”.

E tu la prendi. Le pillole (che poi si riveleranno essere le microsfere in ceramica contenute nelle Biowashball) incominciano a fare effetto ed entrambi siete trasportati in un’esperienza extrasensoriale. Casaleggio incomincia il discorso che ti cambierà la vita.

“Tutti pensano che ci sia una sola realtà ma ne esistono molte di più. Si intrecciano fra loro e le azioni compiute in una vanno a influenzare ciò che succede nell’altra. Le persone credono che non si possa tornare indietro per cambiare le cose ma non è così: i flashback sono possibilità di fare scelte differenti nel nostro passato che diventa un’altra realtà. Per questo oltre a quella che conosci ne esiste una in cui i partiti sono morti ma tu annunci la tua candidatura alle primarie del PD nel 2009, una in cui il Movimento che abbiamo creato non sarà minimamente diverso dagli altri partiti, in cui i suoi membri vengono sospesi o cacciati per non aver aderito alle idee dei piani alti, che pur di andare al governo  si allea con uno dei partiti che hai sempre disprezzato diventando collaborazionista di uno schieramento con chiare logiche sovraniste, che mentirà, i cui membri si schiereranno contro i vaccini, contro gli immigrati. Il flusso del cosmo cerca di spingerti a seguire solo un percorso ma io ti ho dimostrato che non è così, ho liberato la tua mente”.

Mentre il guru ti apre gli occhi con le sue parole, tu sei in preda alle allucinazioni: vedi un candidato Premier che non ha fatto altro che lavorare come steward in uno stadio, vedi gaffe a non finire, vedi te stesso che non ripudia il sostegno di partiti neofascisti, vedi quel candidato Premier che si allea con un partito da sempre bersaglio delle tue critiche, vedi persino la morte di Casaleggio che sarà sostituito dal figlio perché a quanto pare hai inserito la legge di successione dinastica nel tuo Non-Statuto.

Fortunatamente è proprio Gianroberto a riportarti alla realtà, prendendoti per mano e portandoti sul balcone.

“Io e te siamo in una realtà” ti dice “e il futuro è immateriale, viene plasmato dalle nostre scelte. Mi credi?”

Tu sei ancora sconvolto dal trip e gli rispondi che non lo sai e che credi solo a cose sicure come il fatto che l’AIDS è causato dalla cura per l’HIV. E lì Casaleggio ti dà la tua ultima possibilità.

“Te lo proverò dandoti l’ultima scelta. Ti aiuterò nel tuo progetto e andremo a creare la realtà che hai visto nella tua visione. Facendolo però getterai l’Italia intera da questo balcone. Accetti?”

Sarebbe davvero bello se si potesse tornare indietro.

Maschio, bianco, etero

Posted in Peyotes on 11 gennaio 2019 by Mean Cactus

In questo periodo il tema dei diritti civili è sempre più caldo e discusso. Dal canto mio sono soddisfatto che ora in Italia ci sia finalmente un governo che ha l’obiettivo di porre fine ai tanti soprusi che noi maschi italiani bianchi ed eterosessuali abbiamo dovuto subire, ma ogni tanto è giusto anche pensare ad altre categorie come quella femminile.

Ora, io non guardo i telegiornali quindi non ho ben chiaro di cosa si stiano lamentando (credo ce l’abbiano con quel produttore di Hollywood grassoccio e con la barba) ma comunque apprezzo molto la spinta di questi tempi che ha portato decine di migliaia di donne in piazza per manifestare, far sentire la loro voce, dimostrare che non accetteranno più alcuna discriminazione ma soprattutto intrattenerci con tanti cartelloni pieni di divertenti giochi di parole col termine “fregna”.

Molti trovano queste manifestazioni un po’ sguaiate e sopra le righe ma ritengo che questa foga e questa passione siano necessarie per essere ascoltate e capite, in particolare da quegli uomini che credono di sapere esattamente cosa voglia dire essere donna e che poi si ritrovano a fare commenti che evidenziano soltanto la loro grande ignoranza. Naturalmente io non mi ritengo uno di questi, come dimostrato dal fatto che nessuna mi ha mai spruzzato del mestruo in faccia come fanno tutte le donne come classico meccanismo di autodifesa.

La grande coesione del genere femminile è qualcosa che da maschio invidio molto, unita al fatto che quando le donne protestano per qualcosa vengono prese sul serio. Si potrà obiettare che gli uomini non hanno nulla di cui protestare (l’unica volta in cui un gruppo di maschi scende in piazza in modo coeso è quando crede che le donne scese in piazza prima di loro vogliano fare a botte) ma in ogni caso se succedesse verremmo giustamente sbeffeggiati.

Anche se 25.000 uomini creassero un hashtag orecchiabile e scendessero in piazza con un obiettivo serio, come smetterla di far uscire prima donne e bambini dai palazzi in fiamme oppure smetterla di ridere quando qualcuno pronuncia il nome di Lorena Bobbit, sarebbero presi a pernacchie perché è incoerente che il genere maschile si lamenti di discriminazione.
È vero.
Lo è.
Non come principio teorico ma come principio morale.

Da grande appassionato di comunicazione e di come la percezione pubblica possa alterare i parametri di comprensione di qualunque tipo di fenomeno, sono d’accordo.
Una coppia di fascisti viene presa a sprangate e mandata all’ospedale da un gruppo di delinquenti.
Il giorno dopo Forza Nuova e Casapound scendono in piazza (insieme ai loro tutori legali naturalmente, non hanno il permesso di girare da soli per strada) e manifestano contro la violenza nei confronti dei fascisti.
Il messaggio è giusto, come principio teorico.
Lo è.

Non voglio di certo rivendicare una qualsiasi discriminazione nei confronti degli uomini, anzi ben venga l’oppressione, credo sia questa l’unica possibilità di raggiungere la vera giustizia. Fanculo le pari opportunità o l’uguaglianza di diritti fra maschi e femmine, ci siamo fatti le prime migliaia di anni in cima e ora è il momento che i ruoli vengano invertiti: per i prossimi 5000 anni ci tenessero in catene aprendoci come mele a forza di inculate con degli strap-on e poi saremo a posto, solo allora potremo finalmente partire dallo stesso livello.
Se siete dei veri uomini, accettatelo.

Questo non toglie che per noi maschi ci sia bisogno di un modo in cui protestare che possa essere efficace e allo stesso tempo non prevaricante. Così ho pensato che si potrebbe riprendere quanto detto da Aristofane con Lisistrata.

Per chi non lo sapesse, Lisistrata è una delle opere più celebri del commediografo greco Aristofane e (in estrema sintesi) racconta della decisione presa dalle donne ateniesi di astenersi dal sesso per convincere gli uomini della città a cessare la guerra contro Sparta. Un messaggio rivoluzionario se si pensa che è stato scritto nel 411 a.c., quasi 2500 anni prima della nascita di Asia Argento.

Non sto proponendo un eventuale sciopero del sesso in massa degli uomini per perorare una qualsiasi causa, anche perché sarebbe un’idea che sarebbe subito tacciata di favorire la lobby dello Scottex. In realtà pensavo all’esatto opposto, cioè utilizzare come strumento reazionario un’arma che madre natura ci ha concesso e che troppo spesso ripudiamo: l’eiaculazione precoce.

In un mondo perfetto e senza prevaricazioni, le donne decidono se, quando, dove e con chi fare sesso. Per questo agli uomini rimane soltanto una possibilità: decidere per quanto si fa sesso.
Viene considerato un difetto, persino una malattia, invece no: uomini, abbiamo in mano lo scettro del potere. L’unica vera e inattaccabile forma di protesta che abbiamo.
Quindi se vi sentite discriminati dalle donne per qualsiasi motivo non alzate la voce, non picchiate, non uccidete. Siate reazionari nel modo giusto: basta pensare alle rughe di vostra nonna per rinviare l’orgasmo, niente più preservativi in pile e imbottitura di poliestere.
Venire sempre, venire subito.

È questo il modo migliore per farci sentire. Decine di migliaia di femmine insoddisfatte, nervose e molto probabilmente con la pelle del viso screpolata. L’uomo non dev’essere più demonizzato e con questa strategia le donne finalmente la smetteranno di…

 

 

 

 

 

Di…

 

 

 

 

 

 

Un secondo che cerco qualcosa per cui protestare.

 

 

 

 

 

 

Un secondo eh.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ora lo trovo.

 

 

 

 

 

 

 

Arrivo eh.

 

 

 

 

 

 

 

 

Beccatevi questa, stronze.

#UnitedWeCome

Io e Scooby-Doo

Posted in Peyotes on 5 giugno 2017 by Mean Cactus

Per ognuno di noi esistono degli spaccati di vita che sono pienamente rappresentativi di chi siamo e come ci approcciamo all’esistenza. Piccole esperienze neanche tanto importanti che, se la popolazione mondiale fosse un’enciclopedia, sarebbero la perfetta descrizione da mettere sotto il nostro nome.

Per raccontarvi il mio spaccato di vita, quello che più mi rappresenta, è necessaria una premessa.

Da qualche anno, sono diventato zio. E devo dire che l’esperienza per ora è positiva: è divertente, non è gravoso, mi dà un certo senso di responsabilità pur non dovendo affrontare le cose più faticose.
Insomma, sono soddisfatto del prodotto, lo consiglio vivamente a tutti, 4 stelle.
Non 5 perché mio nipote non sa cucinare. Non davvero almeno, ha la sua cucina finta ma la frutta di plastica fa schifo, fidatevi.

In pratica, essere zio è rispetto all’essere genitore quello che un trailer è per un film: meno impegnativo in termini di tempo, ti becchi solo le parti più fighe e non quelle noiose e appena senti uno che se ne lamenta non capisci il perché dato che quello che hai visto tu sembra uno spasso.

Comunque, da un po’ di tempo mio nipote ha incominciato a guardare i cartoni animati e la cosa non può che farmi piacere, anche se ovviamente i suoi gusti sono differenti dai miei.
Gli piacciono quelli sui supereroi Marvel (ottimo), Alvin & i Chipmunks (ok), Peppa Pig (Oddio no) e Masha & Orso (una piaga d’Egitto, ma almeno se lo guarda ne posso approfittare per divertirmi cercando su internet come si impasta il cemento).

Un po’ di tempo fa, stavamo guardando proprio Masha & Orso, un episodio in cui i due giocano a nascondino. A un certo punto, Masha vuole fare uno scherzo ad Orso e decide di nascon-le proporzioni del cemento a presa rapida sono di due parti di cemento ed una di acqua, ma la miscelazione è al contrario: il cemento va versato nell’acqua a pioggia.

Per riprendermi dal coma profondo, provo a cambiare canale e casualmente becco una puntata di Scooby-Doo.
Mio nipote se ne innamora subito: gli piace il protagonista, tutti gli altri personaggi, le fughe, le musiche e il fatto che i cattivi abbiano sempre i baffi.

Ho sempre avuto un affetto particolare per Scooby-Doo, uno dei più grandi esempi di difesa del pensiero empirico dalle opere di John Locke: se in ogni puntata ti fanno credere che ci sia un fantasma, una strega, un mostro o un licantropo, come dice Tim Minchin, alla fine si scopre sempre che sotto il costume c’era il custode del museo o qualche stronzo del genere. L’unica cosa soprannaturale del cartone è un cane parlante.

Da quel giorno, ogni volta che vediamo i cartoni, mi chiede di vedere Scooby-Doo, non vuole che quello, lo adora anche quando lo vede in pubblicità.

Finita la premessa, in questo periodo mio nipote ha compiuto gli anni e dovevo fargli un regalo, cosa in cui non sono mai stato bravissimo. Ma passando il tempo con lui so cosa gli piace, non esistono bambini riservati, non è mai successo che qualcuno, chiedendo a un bimbo che cartone gli piace, abbia ricevuto una risposta tipo “Mah, guarda, ho dei gusti particolari. Non so se ti piacerebbero, neanche ti dico i titoli perché non li conosceresti”.

Così ho pensato di prendergli un pupazzo di Scooby-Doo, trovandone uno uguale a questo.

Per una volta ho avuto l’idea giusta: ama Scooby-Doo, ama i peluche e io amo i giocattoli che non facciano male quando me li tira sul naso.
Win-win situation.

La consegna arriva giusto in tempo da Amazon.
È il momento della festa in cui si aprono i regali.
Lui è contentissimo.
Vede il pacco ancora incartato con dentro il pupazzo, glielo porgo.
Mi guarda e sorride.
Lo scarta a fatica ma curiosissimo.
Straccia la carta.
Apre lo scatolo.
Vede il pupazzo.
Sorride felicissimo.
Lo abbraccia forte.
Si gira verso di me contento come mai l’ho visto.
E mi urla:

“PLUTO!!!!!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se mi avesse accoltellato sulla tempia, mi avrebbe fatto meno male.